La straordinaria e delicata biodiversità del Mediterraneo

Per biodiversità, o diversità biologiche, intendiamo tutte le specie di esseri viventi, animali o vegetali, che vivono e interagiscono fra loro e con l’ecosistema in cui sono inseriti. È un concetto nato insieme al mondo, ma la definizione “Biodiversità” è molto recente, coniata nel 1992 durante la Conferenza mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo a Rio de Janeiro. Fu allora che si iniziò a comprendere l’importanza di salvaguardare i fragili equilibri esistenti un determinato ambiente sul pianeta e le diverse specie che lo abitano, perché da questo dipende la salvezza della vita sulla Terra.

Da decenni sono diverse le organizzazioni che si dedicano alla salvaguardia delle biodiversità, come   l’associazione ecologista Keep The Planet, fondata dai biologi italiani Alessandro Nicoletti e Andrea Pascale, in collaborazione con il fotografo e film-maker Francesco Menghini e con Lorenzo Langhini, “viaggiatore seriale” e osservatore speciale, che con i suoi articoli sensibilizza i lettori su ciò che accade nel mondo, in materia di educazione ambientale, eco-sostenibilità e conservazione del territorio. Scopo principe di Keep The Planet, nata nel 2006, è proprio la protezione degli ecosistemi e delle biodiversità che lo caratterizzano, collaborando e fiancheggiando altre associazioni e, soprattutto, attivisti locali disseminati in tutto il mondo.

Gli ecosistemi presenti sul pianeta sono svariati e si differenziano fra loro a seconda di fattori come il clima, la latitudine, la conformità del territorio e altri ancora. Le biodiversità marine cambiano e si incrementano man mano che dai poli si va verso l’Equatore, vuoi per la temperatura dell’acqua che per l’inclinazione dell’irraggiamento solare, fonte di luce e di energia. Anche gli ambienti costieri hanno una diversità biologica diversa, più popolosa e più ricca di specie animali e vegetali, rispetto al mare aperto. Di conseguenza gli interventi per la salvaguardia delle biodiversità dovranno essere mirati al rispetto di queste prerogative.

La fragilità del Mediterrano

Fra gli ecosistemi più fragili e che quindi vede la propria biodiversità sempre più è rischio, è quello del Mar Mediterraneo. Il riscaldamento globale, lo sfruttamento eccessivo e non controllato delle risorse naturali, come la cosiddetta “sovrappesca”, l’inquinamento sono fra le cause principali dello  spopolamento delle acque del Mare Nostrum dalle specie che fino ad oggi lo hanno caratterizzato come uno degli ecosistemi più interessanti e particolare al mondo.

In particolare, ad oggi, sono sei le specie animali emblematiche del Mediterraneo, che rischiano di scomparire per sempre:

  • La Tartaruga Caretta, o Tartaruga marina comune, è un rettile molto antico, che nidifica sulle spiagge e si nutre, specialmente nei primi anni di vita, di prede bentoniche che trova in fondali bassi, sotto i 50 metri. Le minacce maggiori per la sparizione di queste tartarughe sta nella pesca, qualche volta scellerata, con tramagli e palamiti e nelle spadare, nel turismo balneare e nei rifiuti sulle coste che distruggono l’equilibrio dei siti riproduttivi, nell’inquinamento marino, specialmente di rifiuti di plastica e di altri agenti inquinanti.
  • La Grande Patella, o Patella Ferruginea, è un invertebrato fra i più grandi del Mediterrano, con la sua conchiglia rotonda che può raggiungere i 10 centimetri di diametro. Ormai la si può trovare solo su coste rocciose e scogliere poco frequentate, con in qualche sito protetto della Sardegna, della Liguria, della Calabria o dell’arcipelago toscano. Il suo nemico maggiore, che ne sta causando l’estinzione, è la raccolta incontrollata per mano dell’uomo.
  • La Pinna Comune, nome scientifico Pinna Nobilis, è un altro esemplare emblematico del Mediterraneo che rischia di sparire, questa volta a causa dell’apparire, negli ultimi anni, di un parassita specifico che ne sta procurando la mortalità a livelli altissimi. Si tratta del mollusco bivalve più grande esistente nelle acque mediterranee, arrivando anche a un metro di altezza. L’unica possibilità di sopravvivenza di questa specie sta nei pochi esemplari ancora presenti e nella speranza che vengano risparmiati da raccolte indiscriminate.
  • La Foca Monaca Mediterranea era presente fino dal ‘800, su tutte le coste del Mediterraneo. La conquista e l’edificazione dei litorali marini da parte degli uomini, negli ultimi due secoli, ne ha provocato una progressiva sparizione, tanto che, all’attuale, si contano non più di 700 esemplari di questo mammifero pinnide marino.
  • La Posidonia Oceanica, nonostante il nome, è una pianta acquatica endemica del Mediterraneo. Non si tratta di un alga, ma di nuova pianta vera e propria, con fusto, radici e foglie, che offre nutrimento e protezione a numerose altre specie marine. È una delle prime vittime dell’inquinamento e del degrado ambientali delle coste e dei fondali mediterranei.
  • I Coralli bianchi profondi, sono così chiamati perché vivono a grandi profondità e costituiscono un habitat naturale per moltissime pesci e altre specie animali del Mediterraneo, quindi importantissimi per la biodiversità di questo mare. Le barriere coralline profonde sono a rischio di estinzione soprattutto a causa della pesca a strascico e della loro raccolta durante le battute di pesca sportive.

Con la consapevolezza che le risorse di mare e terra a nostra disposizione non sono inesauribili, ognuno di noi dovrebbe sentirsi sensibilizzato e coinvolto nell’importanza della salvaguardia delle biodiversità del nostro pianeta, perché tutelare l’ambiente e tutto quello che comprende, significa tutelare la Vita stessa.