Drifting: come pescare i tonni rossi

L’incremento della quantità di tonni rossi in diverse zone ha fatto parlare di un vero e proprio ritorno della specie: una realtà a cui hanno contribuito tra l’altro le norme restrittive che regolano la pesca. Da quando è possibile trattenere a bordo tale specie, numerosi pescatori sportivi hanno deciso di apprendere le tecniche di pesca che possono essere utilizzate per la cattura del predatore. A dir la verità sono molteplici i sistemi che possono essere adottati a questo scopo: per esempio la traina con il vivo, la traina d’altura e la pesca a spinning. Di sicuro, però, la più tradizionale delle tecniche che assicurano opportunità di cattura significative è rappresentata dal drifting.

Non tutti sanno che l’Italia è campione del mondo di pesca a drifting con Tony Panico, anche questo è un buon motivo per iniziare ad acquisire dimestichezza con questa pratica, no?

Perché scegliere il drifting

Se viene eseguito in maniera corretta, il drifting è in grado di assicurare risultati eccellenti in molti periodi dell’anno e in una grande varietà di occasioni. Questa è la tecnica dalla quale partire, dunque, se si è intenzionati a trasformarsi in pescatori di tonni di alto livello. Certo, è indispensabile avere un approccio adeguato a questo approccio, per non commettere errori. La pasturazione, per esempio, è uno degli aspetti più importanti che devono essere valutati. Dopo che si è giunti in un punto in cui si immagina ci possano essere dei tonni, il più importante obiettivo che caratterizza il drifting è quello di fare in modo che i pesci si avvicinino alla barca: e per riuscirci è indispensabile una pasturazione costante a base di alici, di alacce e di sardine.

La scelta della pesca

Una volta raggiunto lo spot desiderato, si può decidere se pescare a scarroccio o all’ancora. Quindi, stabilito l’approccio di pesca, è possibile eseguire gli inneschi, che di solito sono a base di sarda. Le alternative comunque non mancano, dai sugarelli alle alici, dalle alacce ai lanzardi, passando per gli sgombri e, a volte, le esche vive. Dopodiché le lenze possono essere calate in acqua. Per procedere occorre utilizzare dei galleggianti e delle zavorre.

Come si procede

Quando tutto è realmente a portata di mano, si fila la prima lenza in acqua. Può essere che il tonno abbocchi e porti via il filo. È questo il motivo per il quale la lenza non deve mai essere attorcigliata attorno al palmo della mano, dal momento che questa situazione potrebbe risultare pericolosa. Un ulteriore accorgimento da adottare è quello di non lasciare totalmente in free la frizione del filo. Così facendo, infatti, il filo si potrebbe imparruccare in caso di improvvisa partenza da parte del pesce. Il suggerimento degli esperti, in sostanza, è quello di agire con frizioni morbide, non del tutto aperte.

La lenza madre

Di solito il finale ha una lunghezza compresa tra gli 8 e i 9 metri. Dopo averlo calato si può cominciare a filare la lenza madre in acqua, per poi applicare un piombo attraverso un elastico legato con una bocca di lupo al filo. Per le lenze che devono essere affondate a una profondità maggiore si usano piombi più grandi, mentre per le esche e le lenze destinate a restare più alte si ricorre a zavorre meno pesanti. Le lenze possono essere affondate con un piombo solo o con una piombatura spezzata, basata sull’uso di due e tre piombi collocati lungo la lenza. Una volta che la zavorra è stata messa in posizione, si fila in acqua filo in modo da arrivare alla profondità voluta.

Gli step successivi

Ora è necessario porre un galleggiante sulla lenza madre. Gli oggetti che vengono usati più di frequente a tale scopo sono dei palloncini o delle bottigliette che possono essere fissati con un elastico alla lenza. Il passaggio seguente prevede di allontanare il galleggiante dalla barca in corrente, considerando quanto è affondata l’esca che corrisponde al galleggiante. In linea di massima, la migliore distanza fra il galleggiante e la barca consente all’esca di pescare alla quota delle sarde che vanno verso il fondo nella scia di pastura. Quando si filano in acqua le canne, è auspicabile cominciare da quella che deve essere messa più in profondità e destinata, pertanto, ad andare più lontana. Di solito si pesca con 3, 4 o 5 canne.

Assetto di pesca con 4 canne

Per cominciare si potrebbe partire da un assetto di pesca che si basa su quattro canne. Una può essere più profonda, collocata a circa 40 metri dalla barca; la seconda può essere messa a 25 metri, la terza a non più di 18 metri e infine la quarta senza galleggiante a svolazzo. Ovviamente si deve stabilire il miglior assetto di pesca tenendo conto delle condizioni del mare e della corrente, così da trovare la soluzione più pratica e vantaggiosa.