Il problema dell'inquinamento della plastica in mare: la petizione di WWF Italia

L'inquinamento marino da plastica, negli ultimi tempi, ha raggiunto picchi a dir poco preoccupanti: ogni anno, infatti, finiscono nelle acque degli oceani circa 8 tonnellate di questo materiale tanto pericoloso per il pianeta. Il problema è che non esiste un trattato ufficiale cui possano attingere tutti gli Stati del mondo, in modo da regolare il consumo di plastica e stabilire efficaci misure preventive. Questo è il motivo per cui WWF Italia ha proposto un piano d'azione volto a risolvere questa autentica emergenza ambientale, una vera e propria petizione significativamente chiamata "Rendiamo #plasticfree i mari d'Italia".

L'iniziativa, diffusa con il contributo dell'insegnante Debora Fabietti, è stata sottoscritta per ora da più di 720 persone. Un risultato importante, che dimostra quanto molti siano sensibili all'argomento e desiderino cambiare le cose. Tra coloro che hanno aderito al progetto vi sono anche personalità famose, come il cantante Jovanotti, che ha organizzato un tour presso 15 spiagge in tutta Italia per manifestare la propria opinione al riguardo. Il ministro dell'Ambiente Sergio Costa ha risposto positivamente all'appello e ha parlato, durante un suo discorso, di una proposta finalizzata alla tutela degli ecosistemi marini. Questa normativa sarà conosciuta con l'emblematico nome di "Salvamare".

Tornando alla petizione di WWF Italia, essa comprende in totale quattro richieste. Queste sono, in realtà, molto semplici: se rispettate, potrebbero davvero fare la differenza. Innanzitutto si chiede di agire affinché la Direttiva Europea vieti in totale dieci prodotti di plastica, tra cui le bottiglie, i piatti, le posate e i contenitori per alimenti, provvedimento che eviterebbe un danno all'ambiente stimato sui 22 miliardi di euro. Ci si batte, inoltre, per una cauzione contro gli imballaggi monouso, da sostituire completamente con quelli riciclabili entro il 2030. La terza richiesta è incentrata sulle microplastiche nei beni di consumo, da vietare del tutto entro il 2025. Infine, WWF Italia chiede un finanziamento per portare avanti la ricerca delle reti da pesca perdute in mare, le quali andrebbero trovate, portate sulla terraferma e smaltite in maniera adeguata. 

Perché il problema dell'inquinamento della plastica in mare è così pericoloso?

Come si può capire da quanto detto finora, grazie all'appello di WWF Italia e di Debora Fabietti, l'Italia si pone tra gli Stati che maggiormente dimostrano interesse per la questione dell'inquinamento. Il Bel paese, tra l'altro, ospiterà a dicembre una riunione della Convenzione di Barcellona, durante la quale si discuterà proprio della salvaguardia del patrimonio naturale del Mediterraneo. "Rendiamo #plasticfree i mari d'Italia" è diventato un vero grido di battaglia, simbolo delle azioni e della volontà di tutti coloro che si battono per la riduzione del consumo di materiali dannosi.

Il problema dell'inquinamento della plastica in mare ha effetti devastanti sulla sicurezza e sulla salute degli organismi che vivono negli oceani. La plastica, infatti, non è biodegradabile: ciò significa che si accumula nell'ambiente senza possibilità di smaltimento. Tantissimi animali muoiono perché ingeriscono prodotti di plastica, come ad esempio le cannucce, oppure soffocano intrappolati nei sacchetti. Gli esperti comunicano che sono a rischio ben 700 specie, di cui 134 solo nel Mediterraneo. Questi dati allarmanti hanno determinato la nascita della petizione e rendono necessario un radicale cambiamento collettivo, entro e non oltre il 2030. Donatella Bianchi, presidente di WWF Italia, ha dichiarato di essere soddisfatta della reattività dei cittadini: si attende, ora, il contributo dei governi.

Dai mari all'Everest: emergenza rifiuti

Gli effetti negativi dell'inquinamento non riguardano soltanto le acque della Terra. Essi, infatti, sono arrivati a toccare anche la cima dell'Everest, che pur essendo alto circa 9.000 metri non è riuscito a sfuggire ai rifiuti. Nessun angolo del pianeta, in realtà, è esente da questo problema: si pensi che l'allarme si sta diffondendo persino nello spazio. Ciò dimostra quanto sia urgente trovare una soluzione definitiva in tempi brevi, prima che la situazione precipiti del tutto.

Per quanto riguarda le condizioni dell'Everest, per molti anni le autorità della Cina hanno tentato di risolvere la questione imponendo agli scalatori di riportare con sé a valle qualsiasi tipo di rifiuto. Agli sherpa, in aggiunta, venivano conferiti dei premi in denaro per ogni kg di spazzatura raccolta sull'intera montagna. Questi provvedimenti non sono però stati sufficienti, tanto che da poco la Cina ha limitato in maniera significativa l'accesso all'Everest da parte dei turisti. Secondo le nuove regole, cioè, si potrà arrivare al campo base solo dopo aver ottenuto un permesso, e non potranno essere concessi più di 300 permessi all'anno. Una simile norma era necessaria, considerando quanti oggetti inquinanti gli scalatori lasciano dietro di sé dopo ogni escursione: le pentole, le bombole di ossigeno e le tende sono solo alcuni di questi. Inoltre, molti disseminano nell'ambiente rifiuti organici, e in alcuni casi bisogna recuperare persino i corpi senza vita di coloro che non ce l'hanno fatta. I problemi da risolvere, quindi, sono molti: l'obiettivo, passo dopo passo, è migliorare in generale le condizioni di vita del pianeta e, di conseguenza, degli esseri umani.